" Chi vuol muovere il mondo prima muova se stesso. "
(Socrate)
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" Il discorso di Socrate ", un’opera del pittore belga Louis J. Lebrun (1844-1900). Il processo al filosofo si svolse ad Atene nel 399 avanti Cristo e si concluse con la condanna a morte dell’imputato. L’intervento di autodifesa del filosofo è stato tramandato dal suo allievo Platone nella famosa opera Apologia di Socrate.
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«uno scontro tra la filosofia e la democrazia». Lettori e studiosi — ricorda l’autore — hanno sempre cercato di sciogliere questo enigma prendendo le parti ora di uno, ora dell’altro tra i due contendenti: più spesso in favore di Socrate, a volte anche per Atene. Quelli che si sono schierati in difesa di Socrate lo hanno fatto rivendicandone «la lezione di autonomia e di indipendenza contro i frutti nefasti del conformismo e dei pregiudizi che sempre rischiano di portare una società a chiudersi in se stessa»; gli altri, per Atene, «contestando le posizioni più o meno espressamente antidemocratiche del filosofo». Il Socrate di Bonazzi — al quale pure va riconosciuto di non essersi macchiato di «colpe politiche» — avendo l’opportunità di trovare infinite vie di fuga, «sceglie» di troncare la propria vita costringendo praticamente la giuria a decretare la sua morte.
All’epoca del dibattimento, Socrate aveva circa settant’anni e in molti hanno ritenuto che quello contro di lui sia stato un processo politico (ancorché non esplicitamente tale) a causa del fatto che il filosofo aveva avuto legami con i cosiddetti Trenta Tiranni (nonché con i gruppi oligarchici della città). I Trenta — accolti all’inizio da quasi tutti come pacificatori e restauratori di politiche basate sulla moderazione contro sfrenatezza, corruzione e lussuria prodotte dal regime democratico — avevano in seguito precipitato la città nel terrore. Socrate era stato effettivamente in rapporti di amicizia con il loro leader, Crizia (che pure talvolta il filosofo non esitò a criticare apertamente: in qualche occasione, secondo Bonazzi, «sembra essere stato uno dei pochi a non collaborare alla cattura e uccisione di cittadini innocenti»). È poi sufficientemente provata una sua «distanza crescente rispetto alle malefatte dei Trenta». Dopodiché, infine, quando la «tirannide» fu abbattuta, Atene aveva scelto (nel 403) di darsi un’amnistia a norma della quale — eccezion fatta per coloro che si erano provatamente macchiati di delitti — nessun simpatizzante degli oligarchi poteva essere perseguito. Anzi, era addirittura vietato rievocare il recente passato. Sicché — secondo i sostenitori della tesi che quello contro Socrate fu un processo politico — si sarebbe proceduto con capi di imputazione fittizi proprio per non incappare in ciò che era espressamente vietato dalla legge dell’oblio.
"Processo a Socrate" saggio di Mauro Bonazzi - Corriere.it
Mauro Bonazzi
Insegna Storia della filosofia antica presso l'Università di Utrecht e l'Università Statale di Milano. Ha insegnato anche a Clermont-Ferrand, Bordeaux, Lille e all'École Pratique des Hautes Études di Parigi. Specialista del pensiero politico antico, di Platone e del platonismo, tra le sue pubblicazioni ricordiamo: À la recherche des Idées. Platonisme et philosophie hellénistique (Vrin 2015), Il platonismo (Einaudi 2015), Atene, la città inquieta (Einaudi 2017), The Sophists (Cambridge University Press 2019) e Creature di un sol giorno (Einaudi 2020). Collabora con il «Corriere della Sera».
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