" Le mosche d'oro " 2014 di Agostino Arrivabene - " Pesante ho l'anima, di una tenebra perenne. "

domenica 8 giugno 2025

Agostino Arrivabene " Omo Salvatico " 2025


Agostino Arrivabene, Artista
" Omo Salvatico " 2025
Olio, foglia d’oro su tavola incamottata
Cm 43 x 38
Courtesy Primo Marella Gallery

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" Come emerso dal racconto Delle vite di Vasari inerente a Leonardo daVinci, si cita la magnifica festa per le celebrazioni di due sontuosi matrimoni, quelli tra Ludovico il Moro e Beatrice d’Este, e tra Anna Sforza sorella di Gian Galeazzo e Alfonso D’Este, celebrazioni nelle quali è coinvolto anche Leonardo Da Vinci; e’ Galeazzo di Sanseverino, genero del Moro fare la sua parte nei festeggiamenti, il condottiero sceglie di indire una giostra nella migliore tradizione delle corti rinascimentali, Leonardo diventa il regista e Ideatore dell’ intero apparato ( costumi, addobbi, musiche ) Leonardo idea una serie di travestimenti per i giostranti e il suo seguito, la fantasia di Leonardo genera la figura del “salvatico” l’essere sottratto alla corruzione del mondo moderno: un uomo salvato, dunque, non perduto.
In questo ritratto visionario, Agostino Arrivabene rielabora la figura dell’omo salvatico secondo una doppia genealogia: da un lato la memoria delle mascherate progettate da Leonardo da Vinci per le giostre
milanesi, dall’altro la tradizione delle teste composte di Arcimboldo, ma trasmutata in chiave sacrale e orfico-infernale.

Il volto emerge dal buio come apparizione – parzialmente velato da un nastro luminoso che ne occlude gli occhi, come in un rito d’iniziazione o in una sacra cecità. Non è un volto, ma una vegetazione spirituale: germinazioni carnose, gherigli, bacche, ganoderma, licheni e pollini che formano un diadema silvano, una carne nuova fatta di resina, umidità, corolle e spore. L’intera figura sembra un essere-medicina, creatura medianica che appartiene tanto al mondo naturale quanto a quello mitico.

L’opera si fa così epifania di una creatura liminale, soglia tra la Dea Persefone e la terra di Demetra: come uno spirito guardiano che, nel Regno Infero, accompagna il suo cammino tra la morte e il rifiorire. La collana composta da arbusti e radici sconosciute si intreccia alla carne nuda, evocando un’idea di corpo-foresta, di pelle fecondata dalla flora dell’ombra.
La tecnica, condotta con magistrale precisione fiamminga, attraverso velature trasparenti e l’uso della resina d’ Ambra e di sandracca , conferisce alla materia una lucentezza minerale, quasi una secrezione sacra. Non c’è figura, qui, che non sia insieme paesaggio e icona. "


 

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