" Le mosche d'oro " 2014 di Agostino Arrivabene - " Pesante ho l'anima, di una tenebra perenne. "

mercoledì 24 luglio 2024

Agostino Arrivabene " Peana " 2014




" ci trasse dalle tenebre e ci illuminò con la sua luce splendente: il giorno sorse sull'umanità e fuggì il potere delle tenebre. Dalla sua Luce sorse per noi la luce e illuminò gli occhi colmi di tenebre: la sua gloria sorse sull'ecumene e illuminò gli abissi profondi. "

Inno alla Luce
Efrem

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Agostino Arrivabene
" Peana " 2014

giovedì 11 luglio 2024

Nicola Samorì " Disiecta Membra " 2005 - poesia di Davide Rondoni






Nicola Samorì
Disiecta
2005

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" Che richiamo da parte a parte
                                                  Che traino, Nicola che dolce
violenta attrazione
e che corpo disfatto, che calpestata
viola,
che grido
di ricomposizione
                                                sospeso trema
ai limiti e anche al centro
nel tessuto, nella pittura
qui di ogni esposto frammento?

Che lotta per riconquistare il cuore, Nicola, il nido
che solo in un corpo unito
e sempre in riunione, in fratturata
trazione, in corporale assemblea, può battere,
pulsare,
                                         e finalmente vivere...
                                                                                                     Non è a questo che tendono?
Alla vita? Ma cosa è
lei, vita?
nella loro distanza, nella loro
tenerissima ed esasperata istanza
nella chiesa isolata, stranita
i pezzi,
i pezzi, Nicola, che trovavi nella tua
guardiola di pittore che vede e stravede,
non tendono forse come appese
prede
alla vita che li chiama, a lei
che ovunque esclama e ovunque
maestosa, colpita incede?

( e no
non li lascia nemmeno
riposare nella loro perfezione

nemmeno nella possibile
presunzione di abile disegnatore)

e li trae, laceri come sono
usciti dalla sua mano...

Stessa mano di te, che acquisita
in anni di accurata
accademia ferita

ora si apre, mano di pittore lacerata
e immedesimata nella figura
che ne documenta la separazione e pure
si rovescia nella medesima mendicanza.

Poiché non c'e' vita senza un corpo,
non c'e' pittura senza icona.

Il corpo cerca la vita, e la figura
visibile smembrata grida
a quel che invisibile

la teneva unita,
e spingeva quasi come amante
amante contro il muro alla dura
e stupita esistenza

così la pittura cerca l'icona
amante che più ancora si ossessiona
cerca la vita
che nell'immagine non s'abbandona.

Eccole , espostele reiette, le disiecte,
le inferme, e mai ferme membra.
                                                                           Eccole, noi, loro -
il loro aperto
coro... "

Davide Rondoni

quasi una lettera in versi a Nicola Samorì in occasione di
Disiecta Membra, Galleria L'Ariete artecontemporanea di Bologna 2005


dal libro: - Rispondimi, Bellezza
Pellegrini Editore


giovedì 4 luglio 2024

Annalù Boeretto



















Annalù Boeretto, Artista

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Forme metamorfiche, architetture immaginarie liriche ed evocative caratterizzano l’ambiente in cui si muove la ricerca realizzata mediante l’assemblaggio e l’alchimia di resine sintetiche, vetro, carte e materiali. In tutte le tematiche affrontate vibra la Reverie, un deja-vu analitico che vuole trattenere il sogno e che caratterizza i non luoghi delle architetture d’acqua, il movimento delle esoteriche spirali di farfalle nelle opere mandaliche oppure il limbo che genera i libri di ghiaccio. Ciò su cui si pone l’attenzione è il momento di passaggio, di transizione tra uno stato e l’altro, fra realtà differenti mediante un equilibrio dinamico condividendo un atteggiamento molto vicino alla scienza alchemica volta alla trasmutazione di una materia in un’altra. L’opera racconta un tempo espanso in cui la forma ha il valore di un mandala e la percezione del tempo è dilatata. Le architetture naturali si smaterializzano in universi immateriali e leggeri, in impronte e memorie. Una scultura che è trasparenza e opacità, apparente fragilità strutturata con forte fibra invisibile; disgregazione e assemblaggio; materia che si smembra ed inchiostro che si liquefa.

Nell’opera c’è qualcosa di classico – nell’attraversare la storia dell’arte e di contemporaneo – nella mescolanza di rituali, simbologie, fasi e ricorsi, desiderio e bisogno, tempo smarrito e ripercorso, disponibilità ideologica e apprendimento di una rinnovata spiritualità. È costante il dialogo con la caducità del tempo nel quale le sculture dimorano, con i brandelli minuscoli e traumatizzati da un passato segreto per un’allegoria della fugacità della condizione umana come osmosi continua tra lontano e vicino, in equilibrio tra presenza e ricordo, riconoscibile e irriconoscibile, temporalità e atemporalità delle costellazioni del cosmo come delle particelle degli atomi.